LA PESTE DEL 1630/1631 E LA CHIESA DI SAN ROCCO IN VAL MERCANTI

Si pensava che la peste fosse un argomento da libri di storia e invece proprio in questi giorni è tornata sugli schermi della televisione e sulle prime pagine dei giornali in occasione della epidemia scoppiata in India. A dir la verità la peste non è mai scomparsa del tutto e ogni anno si registra qualche caso nel mondo, soprattutto, ma non solo, in paesi a basso tenore igienico (nel 1992 sono stati notificati 1582 casi).

 

Da noi, fortunatamente, la peste non si verifica da secoli, ma in passato si è presentata più volte e talora veramente in maniera drammatica. L'epidemia di cui abbiamo notizia a Torrebelvicino è quella del 1630/1631 (la stessa scoppiata anche a Milano e così ben descritta dal Manzoni ne "I promessi sposi"). Non conosciamo il numero esatto di vittime, ma dovettero essere senz'altro un qualche centinaio su una popolazione che contava allora circa 1500 - 1700 abitanti. Infatti, secondo G. Pozzolo, autore delle "Notizie della terra di Schio". le vittime di Schio e dintorni (con esclusione del Tretto e di Marano, che non furono colpiti dal morbo) furono circa 4000. Come ben si sa i morti della peste non venivano seppelliti nei cimiteri ordinari, che si trovavano attorno alle chiese, bensì in luoghi un po' lontani dagli abitati, in modo da non costituire una possibile fonte di contagio; i corpi, inoltre, venivano ricoperti da un sottile strato di calce.

 

Per quanto riguarda Torrebelvicino abbiamo notizia di due cimiteri destinati alla sepoltura dei defunti appestati: uno si trovava a Enna mentre l'altro in Val Mercanti, nell'attuale zona di S. Rocchetto.

 

Il cimitero di Enna era situato ad alcune centinaia di metri dalla contrada Maule dove, a testimonianza della sacralità del posto, esiste un cippo sormontato da una croce [attualmente è stato collocato all'entrata del cimitero ordinario di Enna]. Si presume, comunque, che ne esistessero altri soprattutto nelle vicinanze delle contrade molto popolate e ciò per facilitare la sepoltura dei cadaveri senza far loro compiere lunghi tragitti.

 

Il secondo cimitero, situato in Val Mercanti, ci offre un collegamento diretto alle vicende della peste: il nome stesso della località (S. Rocchetto) ci ricorda un Santo protettore degli appestati, cioè S. Rocco. A S. Rocco gli abitanti di Torrebelvicino decisero di dedicare una chiesa nell'anno 1630. Di questa decisione possediamo, come documento, una atto notarile che, gentilmente, mi è stato segnalato dal Dr. Angelo Saccardo, esperto ricercatore di storia locale.

Leggiamo ora qualche stralcio del documento steso dal notaio Virginio Scalabrin, caratterizzato dall'uso di un italiano che ci impegna un po' nella lettura.

 

"Giovedì 24 ottobre 1630....... Havendo il comune, et homini di Torrebelvicino distretto et diocese vicentina per sua particolar divotione in questi tempi calamitosi di peste proposto, et deliberato di fabbricare una chiesa nel detto loco, ad honor di Sua Divina Maestà et Beatissima Vergine, et di S. Rocho, et Sebastiano....... Essendo perciò stata fatta general convicinia, et deliberato, et fermato di fabricare, et costruire detta chiesa in tutto, et per tutto conforme a detta mandacione. Così ms. (messier) Baldesera Pilato, sindico et Giacomo Dal Lago per nome di detto comun et huomini hanno promesso di fare a tutte sue spese et honorarla et mantenirla......."

 

Non sappiamo quando la chiesa fu terminata. Molto probabilmente, viste anche le sue dimensioni, fu adibita a lazzaretto durante l'epidemia che imperversò per buona parte del 1631. Successivamente fu custodita da eremiti. In occasione della visita pastorale del Vescovo di Vicenza del 1902, la celebrazione di S. Rocco era già molto decaduta tanto che ne era stata sospesa la celebrazione della messa che annualmente veniva celebrata nel giorno del Santo protettore.

 

Attualmente la chiesa è in abbandono e la sua manutenzione è dovuta all'opera costante del sig. Mario Dal Prà.

Paolo Pretto

(articolo tratto da "Tra Noi" numero 13 - Ottobre 1994)

 

Questa chiesetta possedeva una campana datata 1646 ora conservata, restaurata e bilanciata nel campanile della chiesetta di Collareda. Dopo anni di silenzio è tornata a suonare domenica 11 ottobre 1998 e da allora annuncia le S. Messe in Collareda.

 

Ora la proprietà è del Comune e si è concluso con successo il restauro conservativo della chiesetta e dell'area circostante nel corso del 2020-2021.

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