IL "CHRISTUS PASSUS"

"... Una traduzione di un certo interesse culturale, forse di non altissima qualità, è il rilievo della chiesa di Torrebelvicino, ove il Cristo e gli angeli, tutti ribaltati in primo piano, sono incisi in un a materia tagliente e in talune parti - particolarmente le braccia - sommariamente definitiva. L'interesse del gruppo sta nella leggera variante rispetto all'archetipo di S. Bernardino (cioè il "Christus passus" del polittico proveniente dall'oratorio di S. Bernardino inserito nell'altare Pojana della chiesa di S. Lorenzo di Vicenza) e la consonanza, per un a volumetria più rotondeggiante e un uso del trapano tra i capelli fortemente inanellati, con la Pietà nella chiesa dei Gesuiti a Venezia, che Bettini riferiva ancora all'attività di Bartolomeo Bellano, documentata nella città lagunare tra il 1479 e il 1484, confutando una precedente attribuzione di Paoletti a Pietro Lombardo, ripresa da Munman di direzione del meno dotato lombardesco Giovanni Buora. Nel caso di Torrebelvicino, un ambito di derivazione padovana sembra confermato dalla presenza dei due efebi di stampo donatelliano nei riquadri alla base della lunetta. In questa commistione di esiti padovani paiono in verità affiorare, nella volumetria rotondeggiante più insistita e per una tornitura classicheggiante alla lombarda, nonchè per l'uso del trapano nella realizzazione delle capigliature, soluzioni diffuse dalla cerchia del Rizzo".

 

GIULIANA ERICANI, "Il secondo Quattrocento tra Padova e Lombardia" in "Scultura a Vicenza" edito dalla Cariverona, 1999

 

Il tema del "Christus passus" iniziò a diffondersi agli albori del XIV secolo sia in pittura, che in scultura, che nelle cosiddette arti minori. Gli esempi sono numerosissimi e presentano non poche varianti. Una di queste, particolarmente presente nel vicentino soprattutto ad opera di Nicolò da Cornedo (deceduto nel 1453), vede il "Christus passus" quale elemento decorativo del tabernacolo. Forse questa doveva essere la collocazione anche della nostra scultura, che presenta una disposizione delle parti chiaramente arbitraria. Anche ad occhio nudo si notano delle linee di frattura tra le due parti laterali (ove sono inseriti gli efebi) e quella centrale. Inoltre, le cornici che riguardano i putti alati sono ingiustificatamente troncate nella parte superiore, segno di una ricollocazione (forse avvenuta alla fine dell'800), per la quale si è tenuto conto unicamente dell'esiguità dello spazio esistente tra la sommità dell'arco del portico e la soprastante finestra. La somiglianza con il superstite tabernacolo di palazzo Curti di Vicnza ci aiuta a capire la probabile originaria disposizione dei tre rilievi dell'insieme scultoreo. L'impaginazione architettonica risulterebbe la stessa: uno zoccolo alla base, due lesene ai lati e superiormente una trabeazione sormontata da una lunetta, il rilievo del Christus passus" in alto a d occupare i due terzi dello spazio e ai lati, sotto la cornice del sarcofago (da cui emerge il Cristo), i due rilievi con i putti recanti i simboli della passione (quello di sinistra la lancia e il flagello, quello di destra la croce e i chiodi) e al centro la porticina del tabernacolo.

Tracce dell'originaria policromia (quasi tutte le sculture del tempo erano dipinte) si notano in particolare nelle vesti dell'angelo alla destra del Cristo.

Nico Garzaro